tecniche didattiche classe

Tecniche didattiche: spazi e interazioni possibili.

Una classe di apprendenti necessita di un adeguato contesto per massimizzare gli effetti dell’insegnamento (ad esempio dell‘italiano L2). Tutti conosciamo la classica “cattedra” sopraelevata rispetto ai banchi, disposti in file e posti davanti ad essa, mentre esistono disposizioni spaziali che possono o meno favorire determinate tecniche didattiche e approcci. Vediamo insieme i principali modelli che condizionano la comunicazione in una classe di apprendenti.

Foto dell’immagine in alto di Gerhard Gellinger da Pixabay

modello tradizionale

Il modello a stella tradizionale.

Noto per la sua unidirezionalità nella comunicazione tra docente e apprendenti questo modello deriva dall’approccio formalista e dal metodo grammaticale-traduttivo. La lingua viene insegnata deduttivamente e la grammatica è resa al pari di una norma, con una dicotomica relazione tra giusto e sbagliato.

Vediamo insieme cosa caratterizza questa disposizione di banchi e persone. Il docente, posto in cattedra, è il solo autorizzato a dare la parola, la comunicazione tra compagni è quasi impossibile, se non con l’immediato vicino di banco. Il perno del sistema comunicativo che si crea è il docente, il quale trova in tale modello la situazione ideale per una lezione frontale.

 

Quali tecniche didattiche utilizzare nel modello a stella tradizionale?

Consideriamo che, nonostante la disposizione spaziale rigida, la comunicazione che si può mettere in atto non è probabilmente così statica e inalterabile come poteva avvenire nei tempi passati. Per sfruttare il modello a stella è utile adottare la tecnica del dettato oppure la domanda, ma anche la manipolazione di testi o parole così come la ripetizione, il cloze mirato o ancora la stesura di un testo scritto. Anche con il modello a stella è possibile impostare un incontro dall’approccio comunicativo in cui in alcuni momenti il docente torna ad essere centrale nel processo di apprendimento-ad esempio dedicando del tempo a spiegazioni. In aggiunta a ciò, data la necessità di tempo da dedicare alle istruzioni è utile anche in caso di role play e giochi su schema.

tecniche didattiche e classe

Il modello a reticolo.

I modi dell’interazione si arricchiscono tramite la disposizione dei banchi e della cattedra, non più sopraelevata, nel modello a reticolo.

I partecipanti possono vedersi in viso e prendere la parola liberamente, con il docente disposto nel cerchio oppure al centro di quest’ultimo.

Cosa fa il docente?

Gestisce i turni di parola, modera i flussi comunicativi, invoglia gli apprendenti a scoprire i meccanismi della lingua.

Le tecniche didattiche.

Il modello a reticolo ben si presta per attività di brainstorming, e alla discussione. Possibile poi realizzare l’esplicitazione, e tutte le tecniche di natura insiemistica. Anche il project work e i suoi task sono consigliati in questo modello.

Il modello a isolotti.

Modello a isolotti

La breve panoramica ci conduce ora al modello a isolotti, in cui la densità comunicativa raggiunge i massimi livelli. Questa volta il docente è “fuori dalla scena” e diviene una risorsa esterna per il gruppo, cui ricorrere in caso di necessità. Solitamente a livello numerico sono minori i partecipanti, dunque i turni di parola saranno di lunghezza e frequenza maggiore. L’approccio comunicativo così esplicitato vede negli apprendenti “gli attori sociali” partecipanti attivamente al processo di apprendimento.

Quali tecniche didattiche usare nel modello a isolotti?

Sicuramente il role play con le sue declinazione, dal role taking al role making, così come la drammatizzazione. Si segnalano anche le tecniche umoristiche, i giochi su schema, la conversazione e la discussione. Gli apprendenti possono essere disposti a coppie o in gruppi, a seconda degli obbiettivi didattici.

L’apprendimento cooperativo per una società globalizzata tra lingue e culture diverse.

Il modello a isolotti si presta alla realizzazione dell’approccio cooperativo, soprattutto nelle cosiddette classi ad abilità differenziate. Tra le potenzialità spiccano il buon clima d’aula e l’interdipendenza positiva, ma anche lo sviluppo di abilità sociali.

Pre-requisiti per realizzare l’apprendimento cooperativo.

Alcuni punti sono essenziali al fine di veder realizzati gli obbiettivi che si propongono:

i partecipanti debbono aver imparato a conoscersi ed accettarsi vicendevolmente

è necessario che sappiano muoversi in maniera costruttiva nella risoluzione dei conflitti

la comunicazione tra loro deve essere chiara e precisa

Cosa fa il docente?

Realizzate le premesse di cui sopra il docente può procedere all’organizzazione delle attività, e dunque si occuperà di definire gli obbiettivi, organizzare il materiale, analizzare il compito designato e decidere in merito alle attività organizzative; si occuperà di monitorare come funzionano i gruppi e osserverà l’ evoluzione dell’apprendimento.

Le tecniche per il modello a isolotti.

Per creare un clima di classe buono sarà utile ricorrere a tecniche ludiche idonee anche a sviluppare le abilità sociali, scegliendo poi tra tecniche cooperative semplici oppure complesse utili sia nelle spiegazioni che nel supporto allo studio, quali ad esempio il pairing oppure il jigsaw. Anche nel modello a isolotti infine si potrà ricorrere al project work.

Questa breve esposizione di categorie base che spazia dalla disposizione dei flussi comunicativi alla posizione degli elementi materiali, e che considera e potenzialità di docenti e apprendenti in sinergia con gli approcci di riferimento non aspira ad essere esaustiva. Da questi modelli si sono sviluppati altri costrutti teorici che si possono approfondire nel testo “Tecniche didattiche per la Lingua seconda, anche in contesti c.l.i.l.”, di Pierangela Diadori, Marcel Danesi e Stefania Semplici. Un testo utile per conoscere nei dettagli e nelle sue declinazioni pratiche oltre che teoriche gli elementi fondanti alla base dell’insegnamento di una seconda lingua.

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