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La lingua madre e l’inclusione linguistica.

Sono trascorsi più di vent’anni dall’istituzione della Giornata Internazionale della Lingua Madre nata ad opera dall’UNESCO. Dal 1999 ogni 21 Febbraio si celebra nel mondo il valore della lingua madre e la ricchezza del multilinguismo. La data è significativa di un evento avvenuto nel 1952: l’uccisione da parte delle forze di polizia pakistane di alcuni studenti dell’Università di Dacca che rivendicavano il bengalese quale lingua ufficiale.

Le sfide educative di oggi.

Oggi più che mai sono necessari interventi educativi e didattici che tengano conto delle differenze linguistiche degli studenti, dedicando percorsi inclusivi linguistici ispirati all’apprendimento di qualità, dando voce alle comunità locali, così come sta accadendo con Fuoriclasse ad Aprilia, in un territorio al confine tra la provincia di Roma e quella di Latina caratterizzato da corposi fenomeni migratori.

Cosa può fare la scuola per essere inclusiva?

Foto di klimkin da Pixabay

Includere le differenze non equivale a rendere tutti uguali, bensì dare dignità a chi, di queste diversità, è portatore. Consideriamo la situazione dei minori di origine straniera inseriti nelle nostre scuole, per partecipare realmente alla vita scolastica e sociale partono già in svantaggio: l’italiano non è la loro lingua madre e si trovano a dover affrontare compiti sempre più complessi legati allo studio delle discipline curriculari. Molti studenti, percependo la scuola non come un luogo di crescita e arricchimento culturale, ma di esclusione e marginalizzazione, rischiano di allontanarsi da essa.

La lingua al primo posto per il successo formativo di tutti.

La conoscenza della lingua è il primo strumento di inclusione scolastica, a maggior ragione per gli studenti emigrati in Italia da altri Paesi (sia di prima che seconda generazione), ma anche per gli studenti italiani. La scuola è da sempre il contenitore di diversità e differenze di ogni tipo: è necessario promuovere sani legami sociali e la partecipazione di tutti come diritto fondamentale di ogni studente. Il filo rosso che tiene insieme le attività di inclusione linguistica è nel considerare il contesto di apprendimento quale luogo di partecipazione attiva e accogliente, una palestra di cittadinanza comune e condivisa, dove gli studenti possano essere ascoltati e sperimentare le loro abilità senza aver paura di sbagliare.

Cosa significa vivere in una scuola inclusiva?

Includere non significa mettere fisicamente tutti “sotto lo stesso tetto” o meglio nella stessa classe. E’ un principio che guida la comunità che educa. Non si tratta soltanto di riconoscere le differenze (di lingua, di religione, di sesso o di etnia) ma di accogliere e valorizzare ciò che ci rende diversi: comprendere il valore dell’unicità di ogni persona e la ricchezza di cui è portatrice. I docenti di una scuola inclusiva sono ascoltatori attenti delle necessità di ogni studente, registi e facilitatori dell’apprendimento, guidano gli alunni alla scoperta della conoscenza.

Una scuola inclusiva sa rispondere alle necessità dei suoi alunni, si apre alla comunità che la circonda e soprattutto non vuole cambiare i suoi studenti per rispondere ai problemi che emergono. Una scuola inclusiva si adatta ai suoi alunni, è flessibile e sensibile alle sfide educative e sociali di una società complessa.

Fare la differenza: il percorso di inclusione linguistica e scolastica ad Aprilia.

Nell’ambito del progetto Fuoriclasse ad Aprilia, sto curando – in collaborazione con l’Associazione Psy+ Onlus – la partecipazione scolastica dei minori di origine straniera Per far fronte alle emergenze linguistico-comunicative degli studenti del territorio apriliano seguo decine di studenti di origine straniera dagli 8 ai 16 anni: tra le varie nazionalità prevale numericamente l’etnia indiana, ma sono presenti anche minori provenienti dal Pakistan, dalla Romania, dalla Tunisia, dall’Egitto, dalla Colombia e dall’Argentina.

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Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Gli obiettivi che ci proponiamo, tramite i laboratori di italiano L2, sono ambiziosi: migliorare la conoscenza dell’italiano come lingua dello studio, guidare gli studenti nello sviluppo di rapporti costruttivi tra coetanei e adulti nella comunità d’accoglienza, porre le basi per la realizzazione di un progetto di vita in cui la lingua e la cultura di origine non siano un ostacolo ma una preziosa risorsa.

Quali metodologie didattiche adottare?

L’apprendimento cooperativo utilizzato nelle attività ci dimostra, giorno dopo giorno, che i coetanei sono la prima risorsa per un bambino o un adolescente: risolvere un problema linguistico, confrontarsi tra i pari età, giungere in aiuto di chi non ce la fa, è una pratica che giova a tutti. Anche i giochi linguistici si dimostrano utilissimi per i bambini meno alfabetizzati. Oltre al valore socializzante, la capacità di mettere insieme diverse abilità nella risoluzione di un compito stimola la cooperazione e diminuisce la competizione.

Andata e ritorno: dalla lingua madre all’italiano come lingua seconda e viceversa.

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Ognuno dei bambini e dei ragazzi che partecipano al percorso di inclusione linguistica promosso nell’ambito di Fuoriclasse ad Aprilia ha una storia diversa, testimoniata dai racconti dei viaggi dall’Italia ai Paesi di origine dei loro genitori. A volte lasciano l’Italia in concomitanza delle festività scolastiche. Partono con le loro famiglie per ritrovare gli affetti e le persone significative del loro nucleo familiare, nonne, zie o cugini che non incontrano quasi mai. Viaggiano per migliaia di chilometri per riapprodare nella terra di origine, quella dove sono nati i loro genitori o dove, in parte, sono cresciuti ricercando le radici della loro identità.

Equilibri sottili: lingua madre e italiano L2.

Quando sono a scuola in Italia, custodiscono il segreto di una lingua diversa dalla nostra come un prezioso gioiello da nascondere. E’ importante che la loro lingua madre non sia cancellata o sostituita bruscamente dall’italiano, dimenticata nell’oblio: è parte della loro vita, è la lingua del cuore, degli affetti e delle emozioni. Ugualmente bisogna tener conto che l’accesso alle conoscenze scolastiche, soprattutto tramite le attività di scrittura, avvengono nella lingua della comunicazione; l’italiano è quindi uno strumento decisivo per il loro successo formativo.

Una società complessa.

La società multilinguistica richiede attenzioni particolari alla scuola, necessarie a mantenere un sano equilibrio tra la lingua dello studio e la lingua madre degli studenti. I genitori andrebbero rassicurati e incoraggiati nel comunicare a casa con i propri figli nella lingua del loro paese originario, consapevoli che la conoscenza dell’italiano aprirà le porte alla socializzazione, alla comunicazione e alla conoscenza. Il plurilinguismo si tramuta in ricchezza anche quando si tratta di lingue minori, quasi dimenticate.

Perché l’italiano è importante.

Conoscere la storia linguistica dei propri studenti è fondamentale per un docente: prestare attenzione ai dialetti regionali, così come alle lingue straniere, consente di stimolare l’interazione tra culture diverse anche in classe, al fine di creare una consapevolezza interculturale che sostenga il dialogo, il confronto e incoraggi la curiosità della comunità scolastica.

Per facilitare lo scambio di messaggi il docente diviene un mediatore che anticipa e risolve situazioni che potrebbero generare disaccordo, decostruisce sapientemente pregiudizi e stereotipi verso l’altro.

Spunti per un’attività sulla madrelingua.

Dare testimonianza della propria identità linguistica e culturale può essere realizzato mediante un project work basato su piccoli compiti: far scrivere agli studenti frasi, filastrocche o proverbi nella lingua di origine di ognuno per decorare l’aula o i corridoi, su un semplice cartellone, sono il chiaro segnale che la scuola è veramente aperta a tutti, nessuno escluso.  

 

Puoi trovare questo articolo nel blog di Save the Children Italia onlus alla sezione”Educazione” cliccando QUI.

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