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La lingua dello studio: adolescenti L2

La lingua dello studio

La lingua dello studio per gli adolescenti.

In questo articolo scriverò, ancora una volta, come sta proseguendo la mia attività nel Progetto “Fuoriclasse” di Save the children Italia Onlus in sinergia conl’associazione Psyplus Onlus con cui  sto collaborando sin da Ottobre dello scorso anno per sostenere l’inclusione linguistica degli studenti nelle scuole elementari e medie di alcune scuole di Aprilia. 

Come hai potuto leggere negli articoli precedenti si è passati dalla didattica in presenza a quella a distanza,  per la ormai nota emergenza sanitaria legata al Covid-19, chiamato anche Coronavirus.

Un acronimo sconosciuto ai più: D.A.D.

Prima di raccontarti quello che sto facendo voglio fare una parentesi su alcuni punti che hanno attraversato il periodo attuale e che meritano una riflessione a parte.

In tale eventualità caratterizzata da uno scenario imprevedibile e sconosciuto appariva impossibile proseguire nelle canoniche modalità, le scuole pubbliche, private e paritarie si sono riorganizzate:tra corsi sulla D.A.D., acronimo di didattica a distanza e tentativi disperati ma lodevoli di imparare in una notte l’uso di applicativi digitali.

Alcune volte purtroppo, nelle scuole pubbliche e non è passato un bel lasso di tempo prima che si raggiungesse un minimo di interazione, seppur on-line, con gli studenti alle prese con la lingua dello studio.

Media Literacy e Media Education.

Allargando l’orizzonte ci si rende conto che tale situazione non è specifica di un luogo particolare ma è abbastanza diffusa nel territorio italiano. Anche perchè la cosidetta “Media Literacy”   e ancor più un minimo di alfabetizzazione digitale per i minori (e per gli adulti) sono ancora poco praticati. Probabilmente la Media Education è ancor meno praticata come prassi pedagogica.

Cosa è la Media Literacy in ambito didattico e pedagogico?

La Media Education non si riferisce all’uso di tecnologie didattiche come supporto, bensì ad una serie di dimensioni riportate dal pedagogista tedesco D. Baacke (1997) declinate poi nell’ambito pedagogico e  didattico della scuola da Felini (2004). Educare ai media, nella ricezione e comprensione e anche nella produzione di messaggi nelle diverse forme della medialità.

In sostanza date le premesse, per cui poco tempo si è dedicato in genere all’alfabetizzzazione mediale, nel momento dell’emergenza è emerso ciò che si poteva prevedere:  tutti o quasi, sistemi scolastici compresi, sono stati colti impreparati.

Imparare dalle avversità.

Nonostante il sottofondo emergenziale, questa è una buona occasione per arricchire le proprie competenze digitali per tutti.  Mi piace segnalare l’iniziativa di alcuni studenti di una Laurea magistrale in Media Education in Lombardia che nel progetto Insiem.e si offrono a supporto delle scuole in qualità di educatori mediali (media educator).

Dalla lettura al testo: un video per avvicinarsi all’italiano L2.

 

Ed eccomi a raccontare, dopo la serie di riflessioni scaturite dall’esperienza in atto le mie brevi “Pillole di italiano” dedicate agli studenti della secondaria degli Istituti Matteotti e Toscanini in provincia di Latina.

Prima di poter avvicinarsi alla scrittura di un testo è utile mettere in atto una serie di accorgimenti progressivi, che rispettino le competenze che gli studenti stanno maturando. L’acquisizione di una lingua seconda è forse un processo naturale e spontaneo? In parte sì, dato che “il parlante” si trova immerso in un contesto dove si parla in italiano (tranne che a casa, spesso). Ma questo non basta.

Dalle comunicazione di base alla lingua dello studio: un lungo percorso per gli studenti.

Il senso comune porta a pensare che una volta acquisite le abilità di comunicazione elementari uno studente possa passare velocemente allo studio dei cosidetti linguaggi microsettoriali, come possono essere quelli che compaiono nelle diverse discipline scolastiche. L’alunno dovrebbe essere in grado di individuare i nuclei informativi principali in un testo e saperli rielaborare in forma sintetica o argomentativa.

Perchè gli studenti stranieri hanno difficoltà nello studio scolastico se comunicano in italiano?

La seconda operazione non è affatto semplice come sembra: va sfatato il “mito” o credenza comune che il passaggio dalla lingua della comunicazione alla lingua dello studio sia un processo automatico. 

Gli studi settoriali di Cummins, linguista candese, ci suggeriscono una serie di indicazioni che rendono diverso e unico il percorso che ogni alunno intraprende.

 

Imparare a riassumere nella didattica L2.

Per facilitare l’output degli studenti infatti ricorro a strategie non verbali, quali presentazioni in power point con immagini ed esplicitazioni che accompagnano il focus verbale sul contenuto. Le tecniche di scaffolding (Tanner, Dale, 2012) risultano utili per rendere maggiormente comprensibile l’input agli studenti, tra le strategie verbali è necessario utilizzare esemplicazioni e scomporre il “discorso” in più punti. In formato digitale tali tecniche vengono rimodulate e adattate al mezzo di trasmissione: non è possibile utilizzare completamente la stessa modalità di insegnamento che si usa in presenza e bisogna tenerne conto.

Operazione didattica: il riassunto.

La tecnica del riassunto è introdotta nel video come  scomposta in più parti, e si forniscono indicazioni mirate passo dopo passo. Tale tecnica è utile  per sviluppare “attività di mediazione” secondo quanto detto nel  quadro comune di riferimento europeo per le lingue e necessita di abilità specifiche. Per tale motivo ho deciso di indicare ed esplicitare quali siano i passaggi da compiere per poter magari più in là giungere ad un riutilizzo maggiormente creativo di un genere testuale.

 

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